Melchiorre Bega | Set da gioco tavolo pentagonale e 5 sedute
Set da gioco di particolare concezione. Il tavolo pentagonale è corredato dalle 5 sedute in palissandro, caratterizzate dagli spessori tamburati, dalle curvature armoniose e anche da una inaspettata comodità. Nel sottopiano del tavolo si nascondono i posaceneri per ognuno dei giocatori, al momento alcuni incompleti. Il cassetto a scomparsa all’interno presenta un fondo curvo con invito per le fiches e per le carte. Databile negli anni ’40 proveniente da una residenza privata di Crevalcore dove fu commissionata a Bega la cura e progettazione degli interni.
Dimensioni: sedute cm 57x55prof altezze8445cm seduta – tavolo cm120 diam. h80cm
Bologna 1898-Milano 1976
Architetto, designer, industriale del mobile
“Il padre Vittorio ha una falegnameria che impiega circa 60 addetti. Vi si fabbricano porte, finestre e mobili. Melchiorre studia all’ Accademia di Belle Arti di Bologna e consegue la licenza di professore di architettura. Contemporaneamente partecipa alla conduzione della ditta e fin dal 1919 si dedica a opere di architettura, soprattutto ristrutturazioni e arredi di alberghi, caffè, ristoranti, a Bologna, a Roma, a Milano e altre città d’Italia. Nel 1923 progetta il nuovo stabilimento Bega in via Maggiore a Bologna, che, diviso in reparti specializzati, ospita 250 operai. Dirige l’azienda il fratello Mario, il quale coordina l’immensa mole di lavoro che Melchiorre procura con i suoi arredamenti.
Bega è forse l’esempio più singolare di affermazione e di successo nel campo dell’architettura degli interni nel periodo fra le due guerre. Uno di quei casi in cui l’amalgama di talento, iniziativa, operosità, professionalità produce effetti concreti visibilissimi. L’elenco dei mobili disegnati da Bega ed eseguiti nella sua fabbrica non ha fine. I suoi arredamenti si trovano un po’ dappertutto in Italia e anche all’estero. Prendiamo a campione un anno qualsiasi: nel 1936 Melchiorre Bega arreda quattro case private, quattro grandi alberghi, un ministero, tre uffici, un consolato, una banca, un negozio, un teatro e un’intera nave, spaziando tra Bologna, Milano, Roma, Bari, Genova, Fiume e Terni, nonché Asmara, Tripoli, Addis Abeba, Rodi, Bengasi e Tunisi.
La doppia veste di designer e di industriale del mobile ne fa il collaboratore ideale di altri architetti quando si tratta di realizzare arredi complessi e impegnativi. A Roma, ad esempio, Marcello Piacentini si avvale della collaborazione di Bega per l’arredo del teatro Quirinetta, del Grand Hotel Ambasciatori, del Teatro Reale dell’Opera, della Casa Madre dei Mutilati, del Ministero delle Corporazioni.
La quantità non va a scapito della qualità. Ai disegni minuziosi dell’architetto corrisponde un’esecuzione accurata e rapida del mobilificio. Il nome Bega, fin dagli anni Venti, diventa sinonimo di serietà professionale. La ditta rispetta scrupolosamente gli impegni presi, le creazioni di Melchiorre Bega offrono sicura garanzia di raffinatezza, di perfezione, di praticità. Si spiega così la grande varietà di commesse.
Alcune grandi ditte adottano i suoi arredi per tutte le loro sedi: tra il 1933 e il 1938 Bega cura l’allestimento di cinque pasticcerie Motta, dieci pasticcerie Unica, trenta negozi Perugina, nove sedi del Banco di Roma. La vastissima produzione è tutta moderna, all’insegna dell’aggiornamento senza bruschi salti in avanti, tesa a compiacere il committente medio.
Gli arredamenti, nonostante costituiscano di per sé un complesso vastissimo di opere, non rappresentano che una parte dell’attività di Bega. Egli progetta edifici pubblici e privati, partecipa alla stesura di piani urbanistici, dirige e collabora a riviste d’arte e d’architettura, scrive polemici articoli di critica e di analisi architettonica, disegna vetri, ceramiche, stoviglie, dipinge quadri e scenografie. ” testo di Gianmaria