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Giovan Battista Ruggeri, detto Battistino del Gessi (Bologna 1603-Roma 1633) La Vestale Tuccia

Giovan Battista Ruggeri, detto Battistino del Gessi (Bologna 1603-Roma 1633)
La Vestale Tuccia
olio su tela, misure cm : 106,5 x 153, con cornice 130 x 180 ca.

Valerio Massimo, uno storico romano, racconta come Tuccia si presentò davanti ai suoi giudici con un setaccio pieno d’acqua, sfidandoli a dimostrare la sua colpevolezza. Nessuna goccia cadde, a conferma della sua purezza e dell’intervento divino. .
L’episodio della vestale Tuccia ha costituito un motivo iconografico ricorrente nella storia dell’arte, attingendo a una fonte letteraria di grande prestigio e offrendo agli artisti l’opportunità di esplorare temi legati alla virtù, alla giustizia e al divino. Il grande formato, in uso dal Seicento per i dipinti destinati alle famiglie gentilizie romane e poi introdotto, con il termine “in tela di imperatore”, negli ambienti ecclesiastici, ricorrente negli inventari delle quadrerie romane».

Ringraziamo Francesca Cappelletti per aver suggerito l’attribuzione della quale si allega copia.

“…Se nella nostra tela l’ambientazione architettonica e l’eleganza delle figure panneggiate sembrano
tradire la conoscenza delle prime opere di Pietro da Cortona, l’astrazione delle espressioni dei
personaggi rimanda al linguaggio classicista dei primi decenni del Seicento, non a caso vicino alle
realizzazioni di Giovan Battista Ruggeri, artista di formazione bolognese, cresciuto nei cantieri e fra
gli allievi di Domenichino, collaboratore al Museum Cartaceum di Cassiano Dal Pozzo e
certamente in rapporto anche con pittori che oggi, pur nel riconoscimento di loro affinità con
l’ambiente emiliano e con la sfera dei francesi a Roma, sono inclusi, come Frangois Perrier, fra i
“cortoneschi”Al mondo del dibattito artistico barberiniano”, anche per la scelta del tema all’antica, così raro e trattato in maniera così vicina alla fonte letteraria, appartiene senz’altro il nostro dipinto, denso di
riferimenti stilistici all’ambiente romano antichizzante creatosi intorno a Cassiano dal Pozzo e a
Francesco Barberini, più tardi terreno di elaborazione della raffinata pittura francese di Charles
Errard c di Pierre e Nicolas Mignard.
Nella Vestale Tuccia, il volto pieno e scorciato della fanciulla riporta a modelli emiliani, mentre
l’eleganza distaccata dell’alabardiere sembra anticipare il mondo sospeso e classicheggiante di
Giacinto Gimignani.
L’assonanza compositiva e la scelta del soggetto all’antica ne fanno riconoscere l’autore in Giovan
Battista Ruggeri, detto anche Battistino del Gessi, affascinante e ancora misteriosa figura di artista?
disegnatore di antichità, collaboratore di Frangois Perrier, attivo per Vincenzo Giustiniani per il
quale eseguì la tela Mosè davanti al faraone ora a Potsdam. In quest’ultima tela, come nel David e
Abigail ora a palazzo Barberini e passato dalle collezioni Santacroce a quelle Mattei, dietro alle
figure in primo piano, avvolte da ampi panneggi, si scalano volti molto simili di soldati e di astanti
raffigurati frontalmente, ai quali la distanza conferisce un attutimento del colore. La solennità della
scena, che notavamo all’inizio, e la disposizione delle figure in un semicerchio appena accennato,
riporta altresì alla Continenza di Scipione, pendant storico del David e Abigail, la tela con cui la
Vestale Tuccia mostra le maggiori affinità compositive.”
Francesca Cappelletti

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